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16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di Genere

Con l’articolo di Teodora Markovic, pubblichiamo l’ottavo contributo della serie Leaders for Peace Voices, che raccoglie le testimonianze di giovani leader internazionali formati da Rondine.

In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne e le Ragazze (25 novembre), Teodora condivide una riflessione autentica e potente sulla violenza digitale contro donne e ragazze, invitandoci a riconoscere come la violenza si sia trasformata e abbia permeato gli spazi online che abitiamo ogni giorno.

Attraverso il suo percorso come fellow di Rondine e come parte di una comunità impegnata per la pace, Teodora ci accompagna in un cammino di consapevolezza — invitandoci a guardare oltre lo schermo, a sfidare l’indifferenza e a trasformare la responsabilità in un’azione quotidiana per la dignità, la sicurezza e la pace..

La violenza digitale contro ragazze e donne è il tema della campagna globale di quest’anno, 16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di Genere, iniziata nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne e le Ragazze (25 novembre) e conclusasi il 10 dicembre, Giornata Internazionale dei Diritti Umani.

È metà dicembre ormai, e i sedici giorni sono finiti. Gli striscioni arancioni vengono tolti, o forse non sono mai stati davvero appesi, esistendo solo come pixel su uno schermo che scorriamo al buio. Gli hashtag smettono di essere di tendenza. È metà dicembre, la luce è scarsa, e restiamo con il tema centrale: la violenza digitale contro le donne. Le Nazioni Unite ci hanno chiesto di guardare a questo fenomeno, di guardarlo davvero, per due settimane. Il tema era UNiTE per porre fine alla violenza digitale – una direttiva che sembra meno uno slogan e più una supplica a notare l’acqua in cui tutti stiamo annegando. È una frase semplice, ma racchiude una nuova e difficile realtà.

Ci siamo sempre raccontati storie su dove vive la violenza. La immaginavamo per strada, in un vicolo buio, dietro la porta chiusa di un litigio domestico. Era fisica, aveva un luogo. Ma il paesaggio è cambiato e la geografia del pericolo non è più fisica: è ovunque. È nella tasca del tuo (sì, tuo!) cappotto, è sul comodino. È luminosa nel palmo della tua (!) mano. La violenza si è spostata nel codice, nella luce blu dell’interfaccia, e in questa nuova configurazione non esiste più la possibilità di andarsene. L’errore che abbiamo commesso è stato pensare che Internet non fosse il mondo reale. Ci siamo detti che le parole su uno schermo erano solo storie di fantasmi, che non potessero ferire. Non è mai stato vero, ma ora è pericolosamente falso. La violenza ci ha seguiti online ed è diventata più efficiente. Oggi più che mai, la pace sembra un concetto astratto. Ma—

la pace non è semplicemente l’assenza di conflitto; è la presenza di sicurezza, giustizia e libertà di parlare senza paura. A Rondine Cittadella della Pace, dove giovani provenienti da zone di conflitto di tutto il mondo si incontrano per trasformare nemici in amici, sappiamo che non può esistere una vera pace senza la sicurezza delle donne. Con oltre il 60% degli studenti attuali di Rondine composto da donne, l’urgenza di questo tema non è teorica, ma personale. Dai Balcani al Caucaso, dal Medio Oriente all’Africa e al Sud America, portiamo con noi le storie delle nostre sorelle, madri e amiche. Ci siamo unite per garantire che, durante questi sedici giorni, la nostra piccola ma preziosa comunità non rimanesse in silenzio. La nostra risposta è stata una serie di attività pensate per educare, interrompere e unire: eventi organizzati da donne, ma per tutti.

È tempo di abbandonare l’idea che Internet sia un luogo separato, perché è il luogo. E finché resterà una giurisdizione senza legge, dove la mercificazione del dolore delle donne è un modello di business, non ci sarà sicurezza e non ci sarà pace.

A Rondine, ci stiamo formando per essere leader di pace. Restiamo unite, non solo per sedici giorni, ma per ogni giorno che verrà, finché l’orologio smetterà di contare.

Teodora Markovic è nata a Belgrado ed è stata una studentessa del programma World House  di Rondine (settembre 2024 – dicembre 2025). Ha una formazione in sociologia e filosofia e sta attualmente completando un Master in Conflict Management and Humanitarian Action presso l’Università di Siena.

Oggi Teodora si dedica all’arte e al giornalismo: conduce un programma radiofonico dedicato alla scena artistica indipendente e scrive per la rivista Selfie, occupandosi in particolare di artiste donne. Ama scrivere e le piace imparare nuove lingue.

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